Definisco il mio “studio” un laboratorio perché l’architettura è arte, anzi:
“L’architettura è la più universale delle arti, protegge come cosa sacra il passato, in forma più estesa, più varia e più facilmente comprensibile rispetto a qualsiasi altra forma di cultura. Rivela il gusto e le aspirazioni del presente a tutti coloro che percorrono le strade di una città e sollevano lo sguardo mentre procedono nel loro cammino. I dipinti si trovano nelle gallerie, la letteratura nei libri. Le gallerie devono essere visitate, i libri devono essere aperti. Gli edifici invece sono sempre con noi. La democrazia è un fatto urbano, l’architettura è la sua arte.”
(Robert Byron).
Nel mio laboratorio alla base della progettazione c’è sempre un’analisi approfondita del contesto ed una costante ricerca al fine di proporre la miglior soluzione possibile in fatto di inserimento nel paesaggio sia dal punto di vista ambientale sia nell’utilizzo dei materiali più tipici del luogo. Il paesaggio condiziona il mio lavoro e non il contrario.
Questo a mio avviso comporta continuo studio, analisi e ricerca. La mia architettura deve “parlare”, comunicare, trasmettere emozioni e non far parlare che è ben diverso.